La vicenda dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 può essere vista da tanti punti di vista: soltanto un mese fa trovare in giro qualcuno con la mascherina, faceva quasi effetto; oggi siamo preoccupati quando con lo sguardo incrociamo e viviamo un difficile presente da gestire facendo i conti con l’isolamento in casa, con il distacco forzato anche dalla vita sociale e talvolta persino dagli affetti più cari. Ma tutte queste misure che risultati stanno portando? I numeri disponibili sembrano indicare che la situazione è leggermente meno critica di qualche settimana fa, ma qui sorge un problema: di quali numeri disponiamo? Che informazione ci danno? Attualmente ci sono i quattro dati che ogni giorno alle 18.00 la Protezione Civile, ma questi numeri sono affetti, nella migliore delle ipotesi, da sottostima. I social sono pieni di presunti professionisti che snocciolano le loro elaborazioni come fosse oro colato, basti pensare allo studio dell’Imperial College of London che stimava come in Italia i contagiati fossero il 9,8% della popolazione con un intervallo di confidenza del 95% compreso tra 3,2% e 26,0%, informazione completamente inutile. Come si può pensare di governare questa emergenza senza un’adeguato supporto conoscitivo? Le lezioni di Edward Deming e Luigi Einaudi non sono servite a niente.